Le donne di Catherine Dunne siamo noi

di Redazione Guanda | 18.10.2022

Una scrittrice capace come poche altre di entrare nella mente e nel cuore delle donne, sapendo raccontare i loro problemi, le loro ambizioni, i loro sogni e soprattutto la loro forza


Fin dal suo indimenticabile esordio del 1998, La metà di niente, Catherine Dunne si è subito rivelata una scrittrice capace come poche altre di entrare nella mente e nel cuore delle donne, sapendo raccontare i loro problemi, le loro ambizioni, i loro sogni e soprattutto la loro forza. Chi lo ha letto (e se non lo avete ancora fatto ve lo consigliamo davvero) non può infatti dimenticare la protagonista, Rose, la donna che, lasciata con tre figli dal marito dopo vent’anni dal matrimonio, riesce, non senza dolore, a rialzarsi, attingendo dentro di sé la forza per riprendere in mano la propria vita, perché anche quando si capisce di essere “la metà di niente” si può vivere serenamente, coltivando e inseguendo sogni e ambizioni. Tanto tempo è passato da quel fulminante esordio, e tanti romanzi preziosi ci ha regalato in questi anni Catherine Dunne, con protagoniste femminili diverse, ma tutte accomunate dalla capacità di resistere e di rivendicare comunque il proprio diritto alla felicità. Nel solco di questa sua narrazione al femminile si inserisce anche l’ultimo romanzo, appena uscito, Una buona madre.

È una storia di maternità, negata, sofferta, voluta. Attraverso le vicende di Tess e di Maeve, e il loro incredibile intreccio, vediamo le due facce della maternità in un’Irlanda (ma è un discorso che, oggi più che mai, vale per tutto il mondo) che, attraverso le generazioni, sembra negare alle donne la possibilità di scegliere. Parlare di figli, di scelte, di interruzione di gravidanza che, vale la pena di ricordarlo, non è mai una decisione che una donna prende a cuor leggero, assume particolare importanza in questo momento storico, in cui ancora si torna a parlare di temi delicati a volte con toni senza rispetto, quando non venati di violenza e sopraffazione.

Perché spesso parlarne significa scavalcare il diritto all’autodeterminazione femminile. Ed è proprio questo che ci ricorda Dunne con le protagoniste di Una buona madre: le donne sanno trovare dentro di sé la forza per affrontare qualunque cosa, perché sono capaci di tessere un filo sottile con cui rammendare e rinnovare sentimenti e relazioni. Una lettura che conforta in questi tempi bui.

 

 


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