Con Roddy Doyle la sfida alla depressione è un’avventura magica

di Redazione Il Libraio | 25.07.2014

Torna in libreria l'autore irlandese de "I Commitments", con "All'inseguimento del cane nero" - Leggi un capitolo


Ne  “All’inseguimento del cane nero” (Guanda), lo scrittore irlandese Roddy Doyle racconta una magica avventura notturna sulle tracce del “cane nero” del titolo, in cui un gruppo di bambini di Dublino sarà aiutato da gufi, fenicotteri, topolini e altri animali parlanti.

Il “cane nero” è infatti piombato sulla schiena di Zio Ben, togliendo il sorriso a un uomo sempre di buon umore. I piccoli Gloria e Raymond se ne sono accorti. E presto si renderanno conto che il “cane nero” ha tolto la felicità anche ad altri adulti…

Ed ecco un estratto dal romanzo, pubblicato per gentile concessione di Guanda…

Il Cane Nero arrivò di notte. Arrivò in una nuvola, anzi era la nuvola. Una nuvola immensa che coprì la città. E la città – il cielo sulla città – diventò ancora più scura. Giusto per un po’. Poi la nuvola nera si rimpicciolì, sempre di più, finché non fu una nuvoletta che scese giù, a terra, e assunse la forma di un cane, e la forma diventò un cane.

Il Cane Nero della Depressione aveva invaso la città di Dublino. Nessun umano se ne accorse.

Gli animali invece sì.

Quelli che abitavano nelle case tentarono di avvisare i padroni, ma loro non gli diedero retta. Un latrato era un latrato e un miagolio era solo un miagolio.

Il Cane Nero avanzava di soppiatto nelle strade. Scivolava tra le ombre senza far rumore. E s’intrufolò in ogni casa, ovunque potesse trovare degli umani.

Ai cani della città quella faccenda non piaceva per niente.

Dublino ama i cani. E i suoi cani sanno di essere fortunati.

« Ho cibo e acqua a volontà! » disse un cane femmina di nome Sadie. « E figurati che per averli mi basta scodinzolare e ricordarmi di fare la pipì, e pure la cacca, in giardino. »

« Io a volte me ne dimentico » disse un maschio di nome Chester.

« Anch’io » disse Sadie.

« Io, l’unica cosa che devo fare » aggiunse Chester « è fingermi contento quando il mio padrone torna a casa dal lavoro! »

« Devi fingere? » chiese Sadie.

« Certe volte sì» rispose Chester.

« Caspita » disse Sadie. « Io non lo faccio mai. »

« Sei una grande! » disse Chester con un pizzico di sarcasmo. (I cani, specialmente quelli di Dublino, sanno essere molto sarcastici. Tendete bene l’orecchio ai latrati, soprattutto di buon mattino.)

I cani lo sapevano: c’era un solo modo per fermare il Cane Nero della Depressione. Eppure loro non potevano fare altro che restare a guardare mentre quello si aggirava nella notte e si avvicinava agli umani. Era orribile vedere come riusciva a confondersi con l’aria e a infilarsi nelle case. Come riusciva a far cambiare l’umore, a soffocare le risate e a cancellare i sorrisi da volti che sorridevano da anni. A trasformare il sonno da un piacevole sogno in un incubo.

I due cani, Chester e Sadie, vivevano a poca distanza l’uno dall’altro. Erano quasi vicini di casa. A separare le case in cui abitavano ce n’era soltanto una, quella di un uomo che si chiamava Ben Kelly. Ben stava simpatico a tutti e due. Non aveva un cane suo, ma era sempre gentile con loro quando li vedeva uscire per una passeggiata o abbaiargli dalle rispettive finestre. A entrambi piaceva accucciarsi sullo schienale del divano in soggiorno.

« Caspita! » disse Sadie. « Lo fai anche tu? »

« Sì, certo » rispose Chester.

«Ma è strabiliante! » disse Sadie.

« Passo il tempo. » Chester scrollò le spalle.

Anche se Ben viveva da solo, a casa sua c’era sempre un andirivieni di gente. E c’erano sempre musica e risate, e due bambini che piacevano molto ai cani. Due bambini che andavano spesso a casa di Ben. Lo chiamavano zio Ben.

« Cos’e` uno zio? » chiese Sadie a Chester.

«Non lo so » ammise lui. « Però secondo me c’entrano le patatine fritte. »

« Le patatine fritte? »

« Sì» rispose Chester. « Ogni volta che vanno a trovarlo, lui gli compra le patatine fritte. »

I bambini, un maschio e una femmina, volevano molto bene allo zio Ben. Ed era evidente che anche lui voleva molto bene a loro. Poi, però, il Cane Nero scivolò nella casa di Ben, e in altre centinaia, migliaia di case. Arrivò di notte, nascosto dalle tenebre.

I cani, e quasi tutti gli altri animali, amano la notte. È il momento in cui possono essere se stessi, in cui possono abbaiare e ululare a piacimento. Nessuno si aspetta che scodinzolino di continuo e corrano a riprendere rami e stupidi giocattoli di plastica. Le persone vanno a dormire e i loro animali possono finalmente rilassarsi. È un momento magico, in cui le regole del giorno vacillano e gli umani non ci fanno più caso. Gli eventi insoliti sembrano normali o passano inosservati. Le voci di due cani parlanti potrebbero essere quelle di due umani trasportate dal vento. Un’ombra nera a forma di cane che scivola di soppiatto su per le scale potrebbe essere la luna dietro l’albero in giardino.

Che il Cane Nero usasse la notte per spargere il suo veleno fece arrabbiare gli animali della città. Ma tutti sapevano che né Sadie né Chester né nessun altro cane o animale domestico avrebbe potuto fare qualcosa.

Solo i bambini della città potevano fermarlo.

(continua in libreria…)

Fonte: www.illibraio.it


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