Dal romanzo al film

di Redazione Il Libraio | 10.10.2002

About a Boy - Un ragazzo da Nick Hornby Un ragazzo ISBN:8882460827


Forse non l’avevano previsto, o forse era un’operazione commerciale perfettamente studiata, fatto sta che quando i fratelli Paul e Chris Weitz nell’estate del 1999 portarono sullo schermo la sceneggiatura dello sconosciuto Adam Herz, non si aspettavano certo di scalare le classifiche di tutto il mondo in modo così rapido e così clamoroso. La sceneggiatura originale di Herz recava un titolo curioso quanto azzeccato: Commedia sul sesso senza titolo che può essere realizzata con dieci milioni di dollari e che i talent scout degli Studios probabilmente detesteranno, ma che voi siete destinati ad amare, ma il film alla fine fu intitolato American Pie e costò undici milioni di dollari, anche se (occorre precisarlo) ne incassò più di cento in soli tre mesi. In occasione dell’uscita di American Pie i fratelli Weitz affermarono con spavalderia di essere degli analfabeti in fatto di cinema.

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A tre anni di distanza dalla loro prima opera, ritroviamo i loro nomi associati al terzo adattamento cinematografico di un libro di Nick Hornby, a fare i conti con i due precedenti film tratti dalla produzione letteraria dello stesso autore. Sia il romanzo d’esordio (Febbre a 90°) che il secondo lavoro del narratore inglese Nick Hornby (l’originalissimo Alta fedeltà), erano già stati portati sul grande schermo con grande successo, quando Chris Weitz lesse About a Boy e se ne innamorò.

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Il progetto cinematografico stava per essere affidato a un altro regista, quando i Weitz si fecero finalmente avanti e insistettero parecchio per sedersi sulla poltrona della direzione. Le aspettative dei numerosi appassionati di Hornby non sono state tradite, e i due fratelli di origine newyorkese hanno finalmente dimostrato di essersi evoluti dalla comicità sguaiata e dozzinale di American Pie, che appare ormai un ricordo lontano.

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Il ragazzo del titolo (About a Boy – Un ragazzo) è Marcus, un dodicenne goffo, ingenuo e ancora incapace di comunicare i suoi sentimenti non soltanto a scuola ma anche a casa: vittima di scherzi e prepotenze da parte dei compagni più grandi, ha una madre, Fiona, single e hippy, sempre più frequentemente soggetta a crisi depressive.

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Will è invece un ragazzo mai veramente cresciuto, nonostante i suoi trentotto anni: è single, come Fiona, non ha figli né problemi economici, tanto che può permettersi di non lavorare. L’unica preoccupazione nella sua vita è essere sempre alla moda e “figo”, come puntualizza lui stesso, e non rinunciare per nessuna ragione alla propria libertà. Pur di uscire con una giovane madre single, l’amica di Fiona, Susie, Will finge di avere un figlio e racconta di essere stato abbandonato dalla moglie: il piano sembra funzionare, finché Marcus non si unisce a loro per un pic-nic al parco.

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Lo stesso giorno del primo incontro fra i due protagonisti, Will e Marcus, Fiona tenta il suicidio. Will, inizialmente freddo e insofferente, decide di aiutare come meglio può Marcus, finendo quasi suo malgrado ad assumersi delle responsabilità e imparando proprio dal ragazzino il valore di certi sentimenti, come l’amore, prima vissuto con troppa superficialità.

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Ancora una volta lo stile inconfondibile di Nick Hornby passa dalle pagine del libro alla mano del regista sin dalle battute iniziali. Il monologo interiore dei protagonisti ci accompagna per tutto lo spettacolo, nella forma di un commento sistematico fuori campo alle varie situazioni. È questa la caratteristica più interessante del film (e il tratto dominante di Hornby): lo spettatore entra nel vivo della realtà filmica, con il privilegio di leggere nei pensieri dei personaggi, potendo ascoltare le frasi non dette, i giudizi che di norma ognuno tiene per sé.

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A prestare il volto a Fiona è la brava ed eclettica Toni Collette (di nuovo nei panni di madre dopo il film Il sesto senso, per il quale è stata candidata all’Oscar 2000 come migliore attrice non protagonista); Will è un ironico Hugh Grant, che prende in giro se stesso, finalmente senza frangetta da “bravo ragazzo”; e infine Rachel Weisz, nei panni della ragazza per la quale Will perderà la testa nel finale, già vista nei due successi di cassetta, La mummia e La mummia 2.

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La colonna sonora, melodica e romantica, composta quasi esclusivamente da brani di un giovane emergente, Damon Gough, in arte Badly Drawn Boy, rievoca sound anni ’70 e ’80 e artisti quali Bob Dylan e Bruce Springsteen.

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[Tito Fortichiari]

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Fonte: www.illibraio.it


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