Dal 1970, il 22 aprile di ogni anno ricorre la Giornata della Terra, una celebrazione istituita per sensibilizzare sulla necessità di proteggere il pianeta sul quale viviamo. Con il passare del tempo il significato di questa giornata ha assunto una sfumatura diversa: le conseguenze delle attività dell’uomo sull’ambiente sono sempre più evidenti, e questa ricorrenza annuale serve ormai a ricordare la necessità di cambiare rotta. Per questo, per la Giornata della Terra abbiamo sviluppato un percorso di lettura di saggi che hanno avuto il merito di cambiare il modo in cui pensiamo alla natura e all’ambiente - L'approfondimento
Dal 1970, il 22 aprile di ogni anno ricorre la Giornata della Terra, una celebrazione istituita per sensibilizzare sulla necessità di proteggere il pianeta sul quale viviamo. Con il passare del tempo il significato di questa giornata ha assunto una sfumatura diversa: le conseguenze delle attività dell’uomo sull’ambiente sono sempre più evidenti, e questa ricorrenza annuale serve ormai a ricordare la necessità di cambiare rotta. Non è infatti il pianeta in sé a essere il pericolo, ma il proseguimento della vita dell’essere umano su di esso così come l’abbiamo conosciuta finora.
Questo tipo di celebrazioni vengono istituite con valori simbolici, di divulgazione e sensibilizzazione; per questo per la Giornata della Terra abbiamo sviluppato un percorso di lettura di saggi che hanno avuto il merito di cambiare il modo in cui pensiamo alla natura e all’ambiente, e che ancora oggi offrono spunti per trovare un modo più sostenibile di vivere su questo pianeta:
Storia culturale del clima
A volte nell’interpretare le notizie sul cambiamento climatico può esserci confusione tra clima e tempo meteorologico: in Storia culturale del clima (Bollati Boringhieri, traduzione di Corrado Bertani) Wolfgang Behringer spiega cosa si intende a livello scientifico per clima, come questo si differenzia dai cambiamenti giornalieri di tempo e temperature, e quali sono stati i grandi stravolgimenti climatici che hanno interessato il pianeta in passato. Non è la prima volta che la Terra subisce una fase di riscaldamento, ma è la prima volta che è una specie che la abita a riuscire a provocarla; Behringer racconta in che modo questi cambiamenti hanno influito in passato sulla storia culturale dell’uomo, permettendoci di capire anche come potrebbero influenzare il futuro della nostra specie.
Primavera silenziosa
Lo sviluppo delle tecniche agricole ha permesso di rendere disponibili quantitativi di cibo sempre maggiori per un grande numero di persone, ma alcune innovazioni che hanno contribuito a questo processo, come l’uso massiccio di diserbanti e insetticidi, hanno avuto anche conseguenze disastrose sul fronte ambientale. Primavera silenziosa di Rachel Carson (Feltrinelli, traduzione di C. A. Gastecchi) pubblicato per la prima volta nel 1962, ha anticipato alcuni di quelli che sarebbero stati i grandi problemi dell’agricoltura intensiva, diventando un classico della saggistica ambientalista. Inoltre Carson in Primavera Silenziosa si è occupata anche di mostrare come sostanze e attività capaci di creare danni ambientali (in questo caso i pesticidi) conducano inevitabilmente a danni per l’essere umano, rendendo più evidente il legame che unisce la sopravvivenza degli esseri umani a quella delle altre specie animali.
La saggezza degli alberi
Deleteria per l’ambiente è stata la tendenza dell’essere umano a credersi spesso un’entità indipendente, separata e superiore rispetto alla natura che lo circonda: ma basta conoscere meglio come si comportano le altre forme di vita per capire come questa differenza in realtà non sia così netta. Ne La saggezza degli alberi (Garzanti, traduzione di Roberta Magnaghi) Peter Wohlleben, forestale tedesco, si sofferma sul mondo degli alberi, dipingendo uno scenario molto diverso da come lo immaginiamo. Scopriamo così che questi sono dotati di una loro intelligenza, che hanno interazioni con l’ambiente, e che possono reagire agli stimoli e comunicare tra di loro: tutte qualità che li rendono esseri complessi e affascinanti, molto più che una semplice risorsa da sfruttare.
Possiamo salvare il mondo prima di cena. Perché il clima siamo noi
Questo tipo di pregiudizio non colpisce solamente il mondo vegetale, ma anche quello animale, che viene sfruttato in gran parte come risorsa alimentare, un’attività con un fortissimo impatto ambientale. Lo scrittore Jonathan Safran Foer, nel pamphlet Possiamo salvare il mondo, prima di cena. Perché il clima siamo noi (Guanda, traduzione di Irene Abigail Piccinini) affronta la questione climatica proprio a partire dal tema dell’alimentazione, uno dei settori in cui anche l’impegno dei singoli può avere risultati importanti. Foer si era soffermato sulla stessa questione già nel saggio Se niente importa, in cui partendo da un ricordo della nonna (che durante la guerra rifiutò del cibo non kosher perché “se nulla importa, non c’è più nulla da salvare”), si era interrogato sulla questione alimentare partire dal suo assetto emotivo e valoriale.
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La sesta estinzione
Lo sviluppo dell’economia e dello stile di vita dell’essere umano ha condotto a un processo biologico di enormi conseguenze, cioè l’estinzione di un grandissimo numero di specie animali e vegetali, delle dimensioni tali da poter essere considerata una nuova estinzione di massa. Il concetto viene esplorato nel saggio premio Pulitzer della giornalista Elizabeth Kolbert, dal nome La sesta estinzione (BEAT, traduzione di Cristiano Peddis), in cui vengono analizzate le numerose ragioni alla base della scomparsa di un numero così grande di specie. Caccia, aumento dell’anidride carbonica nell’atmosfera, acidificazione degli oceani, scioglimento dei ghiacci, esportazione di piante e animali al di fuori del loro habitat, sono soltanto alcune delle ragioni per cui sempre meno specie viventi abitano la Terra, rendendo di fatto gli umani fautori diretti e indiretti della scelta di quali esseri viventi si estingueranno per sempre.
Effetto serra, effetto guerra
Le conseguenze del cambiamento climatico hanno diramazioni ampie e complicate, che vanno al di là della sola sfera biologica: una di queste saranno le possibili guerre che scaturiranno a causa dell’invivibilità di ampie zone di territorio. Problematiche come la mancanza d’acqua e la desertificazione del terreno conducono inevitabilmente a fenomeni migratori e a un aumento dei conflitti per il controllo delle zone ancora abitabili: questo fenomeno è analizzato nel saggio Effetto serra, effetto guerra (Chiarelettere) scritto dal diplomatico Grammenos Mastrojeni e dal climatologo Antonio Pasini, che spiegano come anche quando le catastrofi ambientali avvengono in luoghi apparentemente lontani finiscono per riguardarci comunque da vicino.
La grande cecità
Il mondo culturale come si sta ponendo di fronte a un evento epocale come quello del cambiamento climatico? Su questo tema si interroga lo scrittore Amitav Ghosh, che ne La grande cecità (BEAT, traduzione di Anna Nadotti e Norman Gobetti) nota come a occuparsi del tema sia principalmente la sfera saggistica, nonostante la narrazione abbia un ruolo fondamentale nella vita dell’uomo, e nonostante l’abbia avuto anche nello sviluppo del capitalismo. Quando le problematiche ambientali entrano a far parte delle storie quasi sempre queste finiscono per essere catalogate come opere fantascientifiche, anche se le conseguenze dell’emergenza climatica sono reali e già presenti di fronte ai nostri occhi.
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Gaia. Nuove idee sull’ecologia
Gaia. Nuove idee sull’ecologia (Bollati Boringhieri, traduzione di Vania Landucci Bassan) è un saggio scritto nel 1979 dallo scienziato James Lovelock che ha cambiato il modo in cui guardiamo e consideriamo la Terra. Lovelock in questo saggio infatti descrive l’idea di un pianeta inteso come unità delle sue parti, sia viventi che non (pensiamo agli oceani, all’atmosfera, e alla crosta terrestre), che si relazionano tra loro attraverso una fitta rete di rapporti. Solo in questo senso si possono comprendere le ragioni che fanno sì che il danneggiamento di un ecosistema si rifletta sugli altri, e poi sulla vita delle piante e degli animali che li abitano, esseri umani compresi.
La mia vita con gli scimpanzé
Tra i ricercatori che hanno saputo cambiare radicalmente il modo in cui ci rapportiamo agli animali troviamo l’etologa Jane Goodall, che ha dedicato gran parte della sua vita allo studio degli scimpanzé. Inserita così tanto nel loro mondo da essere diventata per un periodo anche parte del loro gruppo sociale, Goodall ha fatto scoperte rivoluzionarie, testimoniando ad esempio che anche gli scimpanzé utilizzano strumenti (sfidando l’idea che solo l’essere umano ne fosse capace) e che sviluppano relazioni in modo molto simile al nostro. Il suo memoir La mia vita con gli scimpanzé racconta l’incredibile storia di questa ricercatrice, approfondisce la portata delle sue scoperte e il modo in cui esse hanno saputo cambiare il modo in cui la scienza si rapporta alle specie animali.
La decrescita prima della decrescita
Non è possibile risolvere le questioni che hanno condotto al cambiamento climatico senza affrontarne le implicazioni di un nuovo stile di vita anche sul piano economico. Tra le diverse idee alternative al modello della crescita infinita c’è per esempio quello della decrescita, teorizzato da Serge Latouche. Ma quelle di Latouche, sebbene sviluppate per la complessità del sistema economico contemporaneo, non sono idee del tutto nuove: nel saggio La decrescita prima della decrescita (Bollati Boringhieri, traduzione di Fabrizio Grillenzoni) l’economista espone alcuni celebri precursori degli stessi principi che hanno mosso le sue teorie: troviamo quindi esposte le idee di personalità come Diogene, Tagore e Orwell, Fourier, Gandhi e Berlinguer, Pound, Baudrillard e Terzani, che in modi diversi hanno teorizzato la possibilità di una società solidale fondata sull’abbondanza ma non per forza sulla crescita.
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Fonte: www.illibraio.it