La “playlist noir” di Stefano Piedimonte

di Redazione Il Libraio | 08.09.2014

L'autore de "L'assassino non sa scrivere" seleziona 5 "grandi" del genere


In vista dell’uscita del suo nuovo romanzo, il noir “L’assassino non sa scrivere” (Guanda, in libreria dal 25 settembre), Stefano Piedimonte propone una “playlist noir”.

Ecco le sue 5 scelte:

 

-Edgar Allan Poe: sono cresciuto leggendo i suoi racconti. Mi ha spaventato, incuriosito, spinto a riflettere su alcune questioni cruciali che riguardano la morte, la paura, la mente umana. Fra le sue tante qualità, apprezzo molto quella di sedurre il lettore rendendo assolutamente plausibili, e quindi credibili, storie dalle impalcature molto coraggiose e dagli esiti straordinari. Oltre a essere un
gigante della narrativa era anche un ottimo avvocato di se stesso: a volte l’introduzione dei suoi racconti è come l’arringa di un formidabile avvocato che voglia convincere una giuria di lettori della genuinità della storia che sta per raccontare.

-John Banville: si ritiene che la sua produzione da giallista sia inferiore a quella più marcatamente letteraria. In realtà è lui il primo a ritenerlo, visto che in tutto il mondo (tranne in Italia, dove ha trovato un editore saggio e ostinato) firma i romanzi gialli con uno pseudonimo. Ma se la qualità letteraria di un romanzo si misura anche con l’equilibrio della storia, la limpidezza e la solidità della
trama, la caratterizzazione dei personaggi, la capacità di affabulare, be’… Banville scrive dei gialli molto pregiati, di grande eleganza.

-George Pelecanos: è un autore formidabile, molto noto anche in Italia ma, per qualche strano motivo, non ancora celebre presso il grande pubblico. I suoi sono romanzi “sporchi”, grigi, che ti lasciano dentro un senso di amarezza; le storie che racconta – tratta di questioni razziali, droga, criminalità, con un occhio particolare ai ghetti e alle bande americane – sono acide, sono bocconi guasti che fai fatica a digerire. È anche uno stimato autore televisivo.

-Peter Høeg: il suo romanzo “Il senso di Smilla per la neve” è un capolavoro indimenticabile, maltrattato e oltraggiato da una trasposizione cinematografica veramente barbara. Tutti dovrebbero leggerlo, soprattutto chi ritiene la narrativa di genere qualitativamente inferiore a quella “pura” (discorso lungo, inutile, adatto a persone che hanno tempo da perdere), e chi è rimasto giustamente disgustato dal film.

-Joe Lansdale: Lansdale ha una produzione vasta e diversificata. Amo molto la saga di Hap e Leonard, ma preferisco di gran lunga i noir come “Acqua buia”. A ogni modo, a farmi innamorare di questo autore è stata la “trilogia del drive-in”, una serie di tre romanzi visionari, completamente folli, che sguazzano fra l’horror, la fantascienza e il pulp sfociando in una specie di delirio mistico. Lansdale è un grande autore e non sbaglia un colpo: riesce a scrivere romanzi di formazione scorticanti, romanzi noir e storie umoristiche con la stessa immensa naturalezza.

Fonte: www.illibraio.it


Commenti