Da circa vent'anni è in corso assistiamo a un prepotente ritorno sulla scena politica del «Principe» che avoca a sé il potere di stabilire quel che la storia deve dire. Questo ritorno si giova di fenomeni quali l'eclissi del sociale, la corrosione della democrazia, l'avanzare dell'antipolitica populista, la fine dello Stato sociale, il vento culturale del neoliberismo che hanno puntuali ricadute sul piano culturale e, più specificamente, storiografico. Su questo scontro, e sulle più ampie questioni correlate, indaga Aldo Giannuli analizzando il revisionismo storico nelle sue varie manifestazioni, a cominciare dal tema dell'Olocausto e dal correlato fenomeno di «tribunalizzazione della storia», e dedicando particolare attenzione all'«anomalo caso italiano». Partendo dall'affermazione che la storia è il suo uso pubblico, e coincide perfettamente con esso, il libro si sofferma in particolare sull'«abuso» della storia recente nei mass media, con un occhio attento alla spettacolarizzazione. Se non mancano infatti opere di buona qualità, prevalgono nettamente quelle che, in nome dell'«uso pubblico della storia», praticano un sostanziale abuso a fini di polemica contingente. Il problema storiografico che ci si presenta oggi è proprio quello di intuire la portata della svolta storica che abbiamo appena attraversato, da dove è sorta e dove ci sta portando.
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