La devozione verso tutti i figli, al di là dei legami di sangue: è il senso dell'elefante, codice inscritto in uno dei mammiferi più controversi, e amuleto di una storia che comincia in un condominio di Milano. Pietro è il nuovo portinaio, ha lasciato all'improvviso la sua Rimini per affrontare un destino chiuso tra le mura del palazzo su cui sta vegliando. Era prete fino a poco tempo prima, ora è custode taciturno di chiavi e appartamenti, segnato da un rapporto enigmatico con uno dei condomini, il dottor Martini, un giovane medico che vive con moglie e figlia al secondo piano. Perché Pietro entra in casa di Martini quando lui non c'è? Perché lo segue fino a condividere con lui una verità inconfessabile? In questo romanzo Marco Missiroli va al cuore della sua narrativa, raccontando il sottile confine tra l’amore e il tradimento, il conflitto con la fede e la dedizione verso l’altro. A partire da una semplice, terribile domanda: a cosa siamo disposti a rinunciare per proteggere i nostri legami?
Un romanzo di forte impegno etico e spirituale, come ne troviamo pochi nella narrativa italiana. Il senso dell'elefante è proprio questo: una resistenza tenace, l'istintiva impossibilità dei genitori di venir meno alla devozione verso coloro che hanno messo al mondo.
Per fortuna ci sono scrittori come Marco Missiroli che possiedono il talento di una narrazione misurata, anche se mettono in campo storie-limite come in questa.
Un affondo senza indulgenze nel groviglio del cuore, nelle sue irriducibili ambiguità.
Un romanzo che all'universo crudele per colpa degli uomini sostituisce un universo in cui crudele è semmai il destino. E dove spetta all'uomo il coraggio di compiere il gesto d'amore.