Leggendo la biografia di Sade, Mishima rimase colpito da un episodio apparentemente inspiegabile: la moglie del «divino marchese», dopo aver dedicato tanti anni e tante appassionate energie al tentativo di farlo uscire dal carcere, al momento della possibile riunione, anziché accorrere da lui, decide di rimanergli lontana: fa sapere al marito che non lo incontrerà mai più… Come mai? L’ipotetica risposta a questo interrogativo si intreccia con sapiente e suggestiva sottigliezza, in un testo fra i più rappresentativi della sua produzione teatrale, al tema portante della ricerca estetico-filosofica di Mishima. La bellezza fisica, per il grande scrittore giapponese, è indissolubilmente fusa col valore morale, con la volontà e la forza di incarnare nella propria esistenza ideali di vita elevati. E il Sade di MIshima, limitato nell’uso del corpo dalla sua condizione di prigioniero, ha trasferito il mondo dei sensi e delle passioni su un piano squisitamente intellettuale lasciando sfiorire il suo corpo.