Un borgo del centro Italia dove le tracce di un tempo sono racchiuse nei bei palazzi derelitti, nei giardini in penombra e nelle strade assolate ormai disertate. Qui la madre di Anna ha vissuto quando era bambina. Qui torna un’estate, per trascorrere con la figlia una vacanza nella casa che era stata della loro famiglia. Mentre sale la grande scala di pietra logora, la stessa che saliva da piccola, un’intera esistenza, che in quel momento le pare smisurata e breve come un soffio, riaffiora con i suoi drammi sepolti. Ad accogliere le due donne c’è Luca, proprietario dell’antico palazzo di fronte, un uomo singolare ma capace, con la sua esistenza disordinata, di far balenare una diversa possibilità di futuro, un principio da cui ripartire. Giulia Corsalini si muove lungo i confini della grande letteratura: il tempo sospeso del borgo diventa uno spazio mitico in cui il passato si mescola con l’immaginazione e con un presente che conduce a un esito imprevisto. In questa esplorazione profonda della memoria e dei legami umani che sopravvivono al tempo sentiamo l’eco delle pagine memorabili di Sebald, la scrittura evoca i bagliori luminosi di certe poesie di Brodskij. E a noi resta tra le mani un romanzo coraggioso, fatto di perdite e riappropriazioni, piccoli risarcimenti e la promessa che tutto ciò che è esistito può esserci un giorno restituito.
La lettrice di Čechov è un romanzo avvincente senza essere in ostaggio di un intreccio, e romanzo letterario, raffinatissimo, senza essere in balia di una lingua velleitariamente letteraria.
La lettrice di Čechov è un libro insolito e coraggioso. Un libro di passaggi lievi, tra piccole conquiste, perdite, riappropriazioni e nuove perdite e nuovi minimi risarcimenti.
La scrittura è piana e profonda, controllata e matura, l'ambientazione è attentissima.
Il suo realismo non consiste nella passione della denuncia civile, ma nella capacità di creare un ambiente con un tono psicologicamente esatto, sobrio, commovente proprio per questo.
Uno stile fatto di meditata scelta lessicale, di respiro sintattico ampio e solenne, di una lingua usata come strumento di scavo interiore
Questa raccontata da Corsalini è una forma speciale di memoria, secca e lucida, "alla" Brodskij
Quella di Giulia Corsalini, di cui abbiamo già apprezzato il precedente La lettrice di Cechov, è una voce in cui si sente il molto che ha letto, che è però come disciolto nel tanto che ha vissuto.
Mi sembra che Giulia Corsalini prenda il meglio della letteratura europea (dove W.G. Sebald, Annie Ernaux e Natalia Ginzburg si contendono la tensione delle frasi) e lo cali tutto dentro la lingua e il paesaggio italiano.
Qualità distintiva di Corsalini è la capacità di coniugare le questioni individuali con il tessuto sociale […], prova di un'acuta memoria personale associata alle responsabilità collettive.
Su alcuni ricordi la vita scorre dolcemente, il suo fluire non ha potere abrasivo ma modellante, certi ricordi sono figure di bellezza.