È una sera d’estate e Catalina, che ha da poco compiuto sedici anni, è turbata. È appena uscita dalla casa di campagna della sua migliore amica dopo un fatto spiacevole, per di più è in ritardo, e sa benissimo che i suoi genitori non lo tollerano. Sa anche che se vuole arrivare in tempo deve fare l’autostop. La prospettiva di salire in macchina con un estraneo la spaventa, gli adulti le ripetono di continuo che è pieno di malintenzionati. Ma al contempo la intriga. E poi chissà come mai le regole e i divieti non riguardano i maschi. Suo fratello, per esempio, può rientrare quando vuole, prendere brutti voti senza essere punito e non alzare un dito in casa. Su Catalina invece si riversano le aspettative di tutti e lei si sente oppressa e inadeguata. Soprattutto, si sente a disagio con il suo corpo, che la attrae e la respinge… E così il breve tragitto verso casa si trasforma in un viaggio costellato di ricordi, pensieri, fantasie, alla ricerca di una identità e di un posto nel mondo.
Una voce narrativa che esplora la propria identità attraverso il corpo e, così facendo, cattura i sentimenti di una generazione e li trasforma in un'esperienza unica e universale.
È stufa di sentirsi dire che è lei a mettersi in pericolo soltanto perché cammina per strada. Perché vuole un corpo che non la faccia star male. Perché è la cosa più preziosa che ha, la sola che possiede. Perché senza corpo non è e non c'è. Vuole gridare perché è la cosa che deve fare ora per sopravvivere. Perché è il corpo che odia a chiederle di fare uscire quel grido