Un ritratto preciso e appassionato del grande scrittore recentemente scomparso, che in queste pagine viene raccontato non dal punto di vista di un critico o di un biografo, ma da quello di un trentennale amico e collega. Passando dalla sua vita ai suoi libri, dai suoi temi alle sue ossessioni, dai suoi luoghi ai suoi tanti amici, Bruno Arpaia svela allo stesso tempo il Luis Sepúlveda pubblico e quello intimo, nel tentativo di farlo conoscere meglio ai suoi tantissimi lettori e di restituire, ora che purtroppo non ci sarà più lui a raccontarla, un’immagine autentica e limpida di una vita di formidabili passioni.
Per Sepúlveda la letteratura era, come per gli shuar, come per i suoi antenati mapuche, riunirsi attorno al fuoco o sulla riva di un fiume e raccontare ad alta voce gli avvenimenti della giornata o quelli del passato, facendo esistere le cose nominandole. Per lui, la scrittura era il potere di conservare intatti i sogni senza dimenticarli.