«Era più giusto dire tragico incidente, come volevano alcuni, o crimine, come volevano altri? Che ognuno decida secondo la propria coscienza. Le parole non tireranno il morto fuori dalla tomba.» Sono le vittime, i caduti di una guerra strisciante che ha segnato la vita dei Paesi Baschi fin nelle pieghe più intime della quotidianità, i protagonisti delle storie di Fernando Aramburu, storie che colpiscono e commuovono per la verità del narrare e per la «normalità» delle situazioni che ritraggono. La molteplicità e l’originalità delle voci, la varietà dei personaggi e delle loro esperienze compongono, come in un romanzo corale, un quadro indimenticabile. Con grande empatia per questa umanità dolente, la penna magistrale di Aramburu ci consegna un libro indispensabile, immergendoci pienamente nell’universo del suo romanzo Patria.
Aramburu è un fuoriclasse letterario.»
Quello che interessa all’autore non è la cronaca dei fatti – i vari attentati all’origine di ciascuna di queste storie – bensì il modo in cui colpiscono gli esseri umani, la devastazione che una morte, a volte anche fortuita, provoca in una comunità… E l’efficacia dei contenuti si accentua perché Aramburu è uno scrittore magnifico, uno dei tre o quattro nomi indiscutibili della narrativa attuale.
Aramburu è un fuoriclasse letterario.
Era più giusto dire tragico incidente, come volevano alcuni, o crimine, come volevano altri? Che ognuno decida secondo la propria coscienza. Le parole non tireranno il morto fuori dalla tomba.