Toni è professore di filosofia in un liceo, ma sente di prendere in giro i suoi allievi sfoderando certezze che è lontano dal possedere. L’ex moglie Amalia gli ha lasciato solo rimpianti e rancore, mentre il figlio Nikita non gli ha mai dato soddisfazioni. L’unica consolazione della sua esistenza solitaria sono le chiacchierate al bar con l’amico Bellagamba e l’affetto instancabile di Pepa, la cagnolina che lo accompagna nei suoi giri per Madrid, in cui Toni cerca di liberarsi a poco a poco di «pezzi» della sua vita, libri e oggetti vari che abbandona sulle panchine, tanto ben presto non gli serviranno più. Già, perché Toni si è convinto che sia meglio farla finita. Per riempire il tempo che si è dato prima di rendere definitiva la sua decisione, comincia a scrivere una cronaca personale. E giorno dopo giorno, il distacco dalla vita si trasforma in un canto alla vita e a tutto quello che ancora può dare: l’amicizia, l’amore, la libertà. Quella libertà simboleggiata dal volo dei rondoni, che come ogni primavera torneranno, a portare la speranza che si credeva perduta.
Semplicissimo nell'ideazione, altissimo nell'esecuzione. I rondoni si fa classico nel suo essere un territorio di riflessioni e di narrazione insieme.
Hai sentito parlare della Madrid di Fernando Aramburu? Ancora no, ma possiamo aspettarci che diventi famosa come la Dublino di Joyce, la Barcellona di Montalbán o la Corfù di Durrell.
Un romanzo magistrale, che volerà alto e lontano.
Uno splendido romanzo umanista sulla dignità e la speranza.
Una cronaca intima di chi cerca di fare un bilancio della propria vita, con disincanto e cinismo, ma non con amarezza.
Fernando Aramburu racconta, con acuta leggerezza, la lotta di un uomo solo, Toni, irriverente eroe che ci cattura pagina dopo pagina con i ricordi smaglianti del passato e la divertita amarezza del presente.
Un romanzo intimo e universale, denso di personaggi indimenticabili, che è un grandioso omaggio alla vita.
Tutto intorno a me è tragedia mentre io godo di calma e di una forma fisica invidiabile. Sono, come dire, gravemente sano.
Ho letto che i rondoni emigrano oltre il Sahara, fino all'Uganda o giù di lì, e che passano la maggior parte della loro vita in volo. Proprio quello che avrei desiderato: non toccare il suolo, non sfiorare nessuno. Se avessi potuto scegliere tra nascere uomo e nascere rondone, visto come è andata avrei deciso per la seconda opzione.
Che peccato. Mi hanno insegnato la coniugazione del verbo, ma non la pratica dell'amore e ora temo che sia ormai troppo tardi per imparare.