Azadi è la parola urdu per libertà: un inno, una preghiera. Ma anche un grido che ha invaso le strade del Kashmir, contro quella che è considerata l’occupazione indiana, e che poi ha trovato eco per quelle dell’India nella voce degli oppositori al nazionalismo indù. Quando Arundhati Roy ha iniziato a chiedersi se ci fosse un collegamento tra queste due richieste di libertà, un nemico invisibile e potentissimo, il Covid-19, ha fermato l’intero pianeta come niente altro prima, rivelandone le ingiustizie e le contraddizioni. Ma ogni pandemia è un portale verso una realtà alternativa. Possiamo decidere di attraversarlo portandoci dietro le nostre guerre, i pregiudizi, gli odi, nel desiderio di tornare alla normalità. Oppure possiamo attraversarlo alleggeriti, pronti a mettere in dubbio i valori che abbiamo seguito fino a oggi.
Una delle più grandi scrittrici del nostro tempo.
La polemica di Arundhati Roy è importante e necessaria... dobbiamo esserle grati per il suo coraggio e il suo talento.
L'esortazione di Arundhati Roy è appassionata ed eloquente. Ci parla della voglia o della necessità di un futuro diverso e migliore, indotta dalla pandemia.