La ragazza non sa nulla di sé, non ha nemmeno un nome. Orfana dalla nascita, vive da reietta nel Bel Villaggio, unico centro abitato di un’isola bruciata dal sole. Una volta al mese sull’isola attracca una nave carica di merci che viene da lontano, da un Altrove che nessuno ha mai visto, dove è possibile forse condurre una vita diversa, più spregiudicata e libera. Perché il villaggio,nella sua abbacinante bellezza, è arcaico,spietato, dominato dagli uomini e dalle loro leggi, che impongono alle donne ignoranza,solitudine, sottomissione. Da sempre. Ma non per sempre, forse, non per tutte: perché il calore dell’amicizia, la sete di conoscenza,le ore passate in segreto a imparare a leggere e a nuotare, il dono inatteso dell’amore accendono nella ragazza sogni e speranze che non è più possibile reprimere, costi quello che costi. Alina – così l’ha chiamata il suo amato – si accinge allora alla fuga, intonando per sé e per la creatura che portai n grembo «un canto di vita meravigliosa»,la sua.Un romanzo d’esordio distopico ma anche terribilmente realistico, che lancia uno struggente grido di libertà; una fiaba senza tempo, cupa, crudele, eppure, a tratti,gioiosa e piena di speranza, sostenuta da una scrittura potente, evocativa, che del canto conserva il ritmo e la dolcezza.
Un appello vibrante alla libertà e all’autodeterminazione delle donne.
Un esordio caratterizzato da una scrittura poetica e da un’immensa fantasia.
Un romanzo che racconta fino a che punto le persone sono disposte a obbedire alle leggi, anche se le considerano sbagliate, e quanto alto può essere il prezzo della ribellione.
Tutto qui ha un nome, solo io non ce l'ho.
Se gli uomini possono riscrivere in questo modo i sacri testi degli Dei significa forse che la Corabbia non è sacra?
Perché c'è un nome, una parola per tutti e per tutto, e per me no? Eppure io esisto tanto quanto la montagna o il mare, il romito o Mariah. O c'è qualcosa che non va in generale, o nelle leggi, o in me. Voglio chiamare ogni cosa per nome, finché non mi sarà chiaro dove si nasconda l'errore.
Il nostro è il più bello di tutti i villaggi, dicono. Ma io non ne conosco altri, nessuno qui ne conosce altri, che senso hanno i paragoni?
Fronte contro fronte, naso contro naso, stiamo lì, nel mondo, con il cuore nelle tempie. Poi facciamo di nuovo la cosa con le labbra e le lingue e io imparo la parola bacio e adesso la saprò per sempre.