"Quando cadeva per terra un pezzo di pane, gli adulti dicevano ai bambini di raccoglierlo e baciarlo prima di rimetterlo nel cestino… Noi che da bambini abbiamo imparato a baciare il pane, abbiamo in mente la nostra infanzia e ricordiamo l’eredità di una fame che ormai non conosciamo più…"
Madrid, un quartiere come tanti, con strade ampie e viuzze strette, bei palazzi accanto a edifici più modesti, abitato da persone diverse, coppie con e senza figli, famiglie allargate, single, giovani e anziani, spagnoli e stranieri, negozianti e operai, commesse e professionisti: come se la cavano, come fanno fronte a questi tempi difficili? Come si fa a resistere e a restare se stessi anche nell’occhio del ciclone?
Amalia, la parrucchiera, scruta con orrore il negozio delle cinesi che sta aprendo proprio di fronte al suo, una dottoressa deve lottare contro la chiusura dell’ospedale in cui lavora, un uomo divorziato piange in solitudine dietro a una parete, una nonna comincia a fare l’albero di Natale già in settembre per fare coraggio ai suoi, e intanto il bar di Pascual diventa la sede delle riunioni del comitato inquilini e delle loro battaglie, ma anche il teatro di tanti destini che si intrecciano e di amori che vorrebbero nascere o che stanno per finire… Tante storie, tante voci per raccontare la crisi sì, ma anche e soprattutto la capacità di risorgere, con la forza dell’amicizia, della solidarietà, dell’ottimismo. Per ritrovare il significato dei baci sul pane: un gesto semplice e pieno di dignità che lega passato e presente e non ha perso il suo valore.
“Un ritratto perfetto dei nostri tempi. Emozionante e coinvolgente.“
Quando cadeva per terra un pezzo di pane, gli adulti costringevano i bambini a raccoglierlo e a baciarlo prima di rimetterlo nel cestino, tanta era la fame che avevano patito le famiglie negli anni in cui erano morte tutte quelle persone care le cui storie nessuno voleva più raccontare. Noi che da bambini abbiamo imparato a baciare il pane abbiamo in mente la nostra infanzia e ricordiamo l’eredità di una fame che ormai non conosciamo più...
Perché in Spagna, fino a trent’anni fa, i figli ereditavano la povertà, ma anche la dignità dei genitori, imparavano un modo di essere poveri senza sentirsi umiliati, senza perdere la dignità o smettere di lottare per il futuro. Vivevano in un paese in cui la povertà non era motivo di vergogna, né tantomeno un pretesto per arrendersi. Neppure Franco, nei trentasette anni di feroce dittatura, cui aveva portato quella guerra maledetta che lui stesso aveva iniziato, riuscì a impedire che i suoi nemici prosperassero in condizioni atroci, che si innamorassero, facessero figli, fossero felici. Non tanto tempo fa, in questo stesso quartiere, la felicità era anche un modo per resistere.